La fine dell’anatocismo bancario?

anatocismo-bancarioL’anatocismo bancario è stato cancellato definitivamente. Oppure no? Se si trattasse di una notizia vera, sarebbe una svolta che si attendeva dal primo gennaio del 2014. Ma le cose stanno davvero così o, anche in questo caso, è possibile trovare una classica fregatura all’italiana?

L’emendamento che cancella la pratica di capitalizzare gli interessi passivi, che fa parte del Ddl di conversione del decreto sul Credito Cooperativo (nello specifico parliamo dell’art. 17) porta la firma di Sergio Boccadutri, Deputato del Partito Democratico, il quale spiega che la sua iniziativa «va nel senso di precisare ancora di più la norma, evitando così quelle ulteriori possibili interpretazioni che causano poi il facile ricorso al contenzioso, che aumenta i costi a tutela dei propri diritti».

Nel testo presentato ed approvato dalla commissione, viene effettivamente precisato che nei rapporti di conto corrente e pagamento, così come nei finanziamenti concessi attraverso carte di credito, ai clienti deve essere garantita la stessa periodicità (non inferiore all’anno) nel conteggio degli interessi sia creditori che debitori. Tutto ciò non avveniva con l’art.120 del Testo Unico Bancario, che non specificava quale doveva essere la periodicità attraverso cui andavano calcolati gli interessi. Ma grazie all’emendamento firmato dall’On. Boccadutri, «è fatta salva la possibilità per il cliente di autorizzare preventivamente l’addebito degli interessi debitori sul conto o sulla carta decorso un termine di 60 giorni dalla valuta degli interessi medesimi».

Ciò significa che se gli interessi non vengono liquidati in 60 giorni, possono essere contati insieme al resto del capitale dovuto e, in questo modo, andrebbero a generare nuovi interessi. E qual è il vero nome di questo tipo di pratica? Semplice: anatocismo bancario.

Insomma, quel che è stato tolto con una mano, ritorna con l’altra e va ad aggiungersi a tutte le altre ingiustizie e irregolarità commesse dalle banche (come i mutui usurari e la pubblicità ingannevole) che schiacciano giorno dopo giorno tanto i semplici correntisti quanto le piccole e medie aziende.